Il Corriere della Sera 26/01/2016
Un Articolo di Fernando Pellerano.
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Il testo:
Quando Facebook era Radio Alice
Il primo vagito in etere 40 anni fa. «Eravamo un social network». Un mese di eventi
Fernando Pellerano
Alice festeggia 40 anni. Un anno di trasmissioni, 39 senza dopo l’irruzione della polizia in via del Pratello 41. Un mito. Dice Ambrogio Vitali, che la radio la fondò e la fece quotidianamente: «Se ne parliamo significa che ha lasciato il segno, che ha fatto il giro del mondo».Il 9 febbraio la prima trasmissione sarà ricordata con il documentario di Guido Chiesa al Kinodromo.
Radio Alice, una storia infinita. Fra pochi giorni si celebrerà il quarantennale. Il mondo viaggia con i bit e siamo ancora qui a parlare di lei. Lei, una strana entità che viaggia nel tempo, leggera come l’aria che ha at/traversato. Un mito.
Sono attoniti anche i suoi fondatori. «In teoria non c’è da dire più nulla», attacca Valerio Minnella, uno dei fondamentali tecnici dell’epoca e ora webcustode digitale delle mille memorie, «ma nella pratica non è così: fra un mese esce un nuovo libro sulla radio e un altro è uscito nell’agosto scorso. L’interesse è costante». Di Alice si continua a scrivere e parlare. «In tutto il mondo. Mi hanno chiesto delle foto pochi giorni fa dalla Germania per un manifesto sui giovani e le lotte politiche ai tempi di Internet», racconta il fotografo Enrico Scuro, «perché Radio Alice ai tempi era quello (una rete)». «Ma non avete niente di meglio da fare voi giornalisti che parlare di Alice? In questi 40 anni sono successe anche altre cose», dice Ambrogio Vitali, che la radio la fondò e la fece quotidianamente, «con Saviotti, Cappelli e Ricci (vivevamo insieme) e poi Molli, Matteo e tanti altri». Vitali ci ripensa. «Se ne parliamo significa che ha lasciato il segno, che ha fatto il giro del mondo». Boom. Ma è vero. «Gli studenti continuano a voler scrivere tesi sulla radio, me ne hanno spedite tante, prima o poi le caricherò su radiolaice.org», che in pratica è un Centro di documentazione.
La rivoluzione di Alice fu la diretta telefonica (il mezzo del mezzo!) senza filtri di via del Pratello 41, teatro della famosa irruzione della polizia del 12 marzo 1977, con distruzione dei macchinari, arresto dei presenti (5 fra cui Valerio Minnella e il fratello), la fuga sui tetti di altri 15 amici. L’audio dell’irruzione è in rete. «Cliccatissimo, forse secondo solo ai marziani di Wells», dice Minnella, presente in quei bit di 39 anni fa, «c’è la polizia… sono entvati, sono entvati, siamo con le mani alzate…»
Morte precoce. Come quelle delle «J» rockstar: i 27enni Jimi, Janis, Jim, e Jones. Fondamentale. « Quando gli eroi muoiono giovani e per una giusta causa vivono in modo imperituro», dice Vitali. Radio Alice rivoluziona il linguaggio (la coop si chiamava «Studi e ricerca sul linguaggio radiofonico»), ha un successo immediato e travolgente (quando arrestano Bifo, tra i fondatori, la radio «porta» 10 mila persone in piazza), racconta in diretta la vita della città, ma dopo tredici mesi muore. Riavvolgendo il nastro eccoci al 9 febbraio 1976, giorno in cui iniziano le trasmissioni anche se alcuni la datano al 26 gennaio. «Balle. In gennaio facemmo alcune prove finite male, ma l’inizio è il 9 febbraio in tarda mattinata: il primo pezzo lo misi io», afferma Vitali. E non fu Alice in
wonderland dei Jefferson Airplane. «No, scelsi l’inno americano suonato da Hendrix all’alba a Woodstock». Il segnale fu rimandato all’interno di un corte politico con quattro grandi radio da rapper «di alcuni compagni». Subito in strada. Fra la gente. Lavoratori e studenti. Un genere di comunicazioni, dalla strada, che durante i fatti del ’77, in diretta in radio e nelle case, la trasformò agli occhi e alle orecchie delle forze dell’ordine in «fiancheggiatrice». E il 12 marzo venne chiusa. Troppo innovativa e incontrollabile. «Non avevamo palinsesto: fu una scelta precisa. Redazione diffusa, le trasmissioni nascevano di ora in ora… un comportamento che mi ricorda i social di oggi», dice Ambrogio. «Eravamo come un’app di oggi, avevamo il telefono attaccato al mixer». Torrealta, seguace delle teorie di Morozov e che usa Linux, non è d’accordo: «Per carità, detesto questo parallelo con i social. Alice aveva logiche più da hacker… da open source…». Dibattito vivo. Alice è viva. Il 9 febbraio al Kinodromo compleanno col documentario di Guido Chiesa,
Alice è in Paradiso e altri eventi fino al 12 marzo per l’altro 40esimo: la vera fine-non fine, perché le successive trasmissioni, fino all’inizio del ’79, furono altro.